Diritto all'Oblio su come rimuovere notizie negative dall'intelligenza artificiale

come cancellare il propio nome dall'intelligenza artificiale dopo che le notizie sono state inserite all'interno del portale : guida completa spiegata in maniera semplice e in pochi passaggi

16 giugno 2025 12:31 198
Diritto all'Oblio su come rimuovere notizie negative dall'intelligenza artificiale
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L'avvento dell'intelligenza artificiale generativa ha innescato una rivoluzione irreversibile nel concetto di reputazione online. Non siamo più di fronte a semplici link o articoli isolati; oggi, la nostra identità online è costantemente analizzata e rielaborata da potenti modelli linguistici (LLM) e sistemi di sintesi. Questi algoritmi agiscono come instancabili creatori di dossier digitali, aggregando, interpretando e presentando informazioni in modi inediti. Generano biografie, riassunti e panoramiche che, se basati su dati inesatti, obsoleti o decontestualizzati, possono causare un gravissimo e immediato danno reputazionale, minando la reputazione personale e la reputazione professionale di individui e aziende.

Il rischio concreto è quello di un dossieraggio illecito automatizzato, un processo capace di innescare una gogna mediatica o un vero e proprio character assassination ("assassinio mediatico") basato su un mosaico di informazioni distorte. Questo fenomeno minaccia chiunque: dalla reputazione di manager e imprenditori alla reputazione di medici, avvocati e politici, fino alla reputazione aziendale di PMI, startup e multinazionali. Questa guida completa analizza il quadro normativo vigente, attingendo dalle fonti e dai portali di legge europei, per delineare una strategia operativa finalizzata alla rimozione dei contenuti dannosi, alla cancellazione di notizie web e alla difesa della propria identità personale e immagine professionale.

1. Il Quadro Normativo di Riferimento: Analisi delle Leggi Vigenti in Europa

La tutela contro la disinformazione generata dall'IA non parte da zero. Si fonda su un solido impianto legale europeo, la cui corretta interpretazione è la prima arma di difesa per la protezione della reputazione.

1.1. La Fondamenta: Il GDPR (Reg. UE 2016/679) come Pilastro della Privacy Digitale

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) resta il baluardo fondamentale per la tutela dei diritti individuali. Anche quando l'interlocutore è un'IA, i diritti dell'interessato rimangono immutati. Gli strumenti chiave sono:

  • Art. 17 - Diritto alla Cancellazione ("Diritto all'Oblio"): È il diritto centrale che permette di ottenere la cancellazione dei propri dati personali e la rimozione di link senza ingiustificato ritardo. È lo strumento legale per cancellare notizie obsolete, eliminare articoli diffamatori o rimuovere contenuti sensibili. Si applica se i dati non sono più necessari, se è stato revocato il consenso, o se vi è stato un trattamento illecito. La sua corretta applicazione è fondamentale per la deindicizzazione Google e dagli altri motori di ricerca.

  • Art. 16 - Diritto di Rettifica: Strumento essenziale contro le "allucinazioni" dell'IA. Se un modello generativo produce un'informazione fattualmente errata sul tuo conto, hai il diritto di ottenerne la rettifica immediata. Questo è cruciale per correggere dati che impattano sulla reputazione finanziaria o professionale.

  • Art. 21 - Diritto di Opposizione: Permette di opporsi in qualsiasi momento al trattamento dei propri dati personali a fini di profilazione, una pratica centrale nel funzionamento degli algoritmi di IA che aggregano informazioni.

  • Art. 22 - Processo Decisionale Automatizzato: Stabilisce il diritto di non essere sottoposto a una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato (come quello di un'IA) che produca effetti giuridici o incida in modo significativo sulla persona, come nel caso della valutazione del merito creditizio o nei processi di assunzione.

1.2. La Nuova Frontiera: L'AI Act (Regolamento UE 2024/1689)

Entrato pienamente in vigore, l'AI Act non sostituisce il GDPR ma lo affianca, imponendo obblighi specifici ai fornitori di sistemi di IA, rafforzando la tutela legale web. Per la difesa della reputazione, sono cruciali:

  • Obblighi di Trasparenza Algoritmica (Art. 52): L'AI Act impone che i sistemi che generano contenuti artificiali (testi, video deepfake, immagini) debbano chiaramente informare l'utente che il contenuto è stato generato o manipolato. Questa norma è un appiglio legale fondamentale per contestare un contenuto che si presenti come fattuale ma che è, in realtà, una sintesi algoritmica potenzialmente distorta, aiutando nella lotta alla rimozione di fake news.

  • Sistemi ad Alto Rischio: Sistemi di IA utilizzati per la valutazione della reputazione creditizia, per l'assunzione di personale o per la profilazione dei cittadini sono classificati "ad alto rischio". Sono soggetti a rigorosi obblighi di controllo, documentazione e sorveglianza umana, riducendo il rischio di decisioni automatizzate dannose che possono compromettere la reputazione economica e professionale.

2. L'Anatomia del Danno Reputazionale Generato dall'IA

Il danno non nasce più solo dalla pubblicazione originale, ma dalla sua "interpretazione", "sintesi" e "diffusione" da parte dell'IA. Il contenuto dannoso può manifestarsi in diverse forme:

  • Sintesi Diffamatoria: L'IA aggrega più fonti, di cui alcune obsolete o inesatte (es. vecchi dati giudiziari relativi a un caso archiviato), e produce una panoramica dal carattere diffamatorio. Presenta come verità attuale un'accusa superata o un fatto smentito, danneggiando la reputazione di professionisti, aziende o persino la reputazione di università ed enti.

  • Associazione Indebita: Il sistema collega il nome di una persona o di un brand a concetti o eventi negativi con cui non ha alcuna connessione diretta. Ad esempio, può associare un hotel a una crisi sanitaria avvenuta nella stessa regione, o un manager a un'azienda fallita da cui si era dimesso anni prima, generando un'ondata di recensioni negative false e un crollo della brand reputation.

  • Creazione di "Fatti" Inesistenti: Le cosiddette "allucinazioni" dell'IA possono generare informazioni completamente false ma verosimili, come attribuire dichiarazioni mai fatte a un politico o a un CEO, con un impatto devastante sulla reputazione mediatica.

La sfida legale consiste nel dimostrare il nesso di causalità tra le fonti, il trattamento algoritmico e il danno finale, e nell'attribuire la responsabilità (accountability) al corretto soggetto (il gestore della fonte o il fornitore del servizio IA).

3. Strategia Legale e Operativa per la Rimozione dei Contenuti e la Gestione della Reputazione

Affrontare una crisi reputazionale innescata da un'IA richiede un approccio metodico e multi-livello, una vera e propria strategia di gestione della reputazione online.

Passo 1: Analisi e Documentazione (Dossieraggio Difensivo)

È fondamentale raccogliere tutte le prove. Effettuare screenshot datati e certificati del contenuto generato dall'IA, trascrivere le affermazioni dannose e, se possibile, identificare le fonti citate dall'algoritmo. Questo dossier è la base per ogni azione successiva, dalla richiesta di cancellazione dei contenuti alla domanda di risarcimento del danno.

Passo 2: Azione sulla Fonte Originaria (Principio "Ubi Maior")

La prima linea di difesa è agire dove l'IA si "abbevera" di informazioni.

  • Contattare il Webmaster: Inviare una richiesta formale (PEC o raccomandata) al proprietario del sito web originale, chiedendo la rettifica o la cancellazione del contenuto in base agli Artt. 16 o 17 del GDPR. Se la fonte viene corretta, l'IA, nel tempo, recepirà la modifica durante i suoi cicli di aggiornamento.

  • Richiesta di Deindicizzazione: Se il contatto è infruttuoso, procedere con una richiesta di deindicizzazione a Google, Bing e altri motori di ricerca per la specifica URL dannosa, invocando il Diritto all'Oblio europeo. Questo impedirà che la fonte dannosa sia facilmente reperibile.

Passo 3: Azione Diretta sul Fornitore del Servizio AI

Questo è il passo più innovativo e cruciale.

  • Segnalazione Formale come Diffida: Utilizzare gli strumenti di "Feedback" o "Segnalazione" dei servizi IA (es. AI Overview di Google, ChatGPT, Copilot) non come un semplice commento, ma come una diffida formale. Nella segnalazione, citare esplicitamente la violazione degli articoli 16 e 17 del GDPR e la mancanza di trasparenza ai sensi dell'AI Act. Richiedere la rimozione o la correzione immediata del contenuto generato, allegando le prove raccolte.

Passo 4: Il Ricorso al Garante per la Protezione dei Dati Personali

Se le segnalazioni non ottengono riscontro entro un termine ragionevole (es. 30 giorni), è possibile presentare un ricorso formale al Garante Privacy. L'autorità può avviare un'istruttoria, emettere ordini vincolanti nei confronti del fornitore del servizio e comminare pesanti sanzioni amministrative, rappresentando un potente strumento per ottenere la privacy garantita.

Passo 5: La Tutela Giurisdizionale

Come ultima istanza, è possibile adire le vie legali.

  • Azione in Tribunale: Si può richiedere un provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per ordinare la rimozione immediata del contenuto e, successivamente, avviare una causa di merito per il risarcimento del danno reputazionale, sia esso personale, professionale o aziendale. In questa sede, il dossieraggio difensivo raccolto al Passo 1 diventa la prova regina per sostenere le proprie ragioni.

Conclusione: Vigilanza Proattiva per la Difesa dell'Identità Digitale

La tutela della brand reputation e dell'identità personale nell'era dell'intelligenza artificiale è una sfida complessa che si combatte sul doppio binario della tecnologia e del diritto. La legge europea, con strumenti come il GDPR e l'AI Act, fornisce un arsenale legale robusto per la protezione dei dati personali e la difesa della reputazione digitale. Tuttavia, l'efficacia di questi strumenti dipende dalla capacità di orchestrare una strategia precisa, documentata e tempestiva. La difesa della propria immagine oggi richiede non solo una reazione, ma una vigilanza proattiva e una profonda conoscenza dei propri diritti digitali per cancellare contenuti obsoleti, combattere la disinformazione e mantenere il controllo sulla propria narrazione nell'ecosistema digitale globale.

Domande frequenti

No, non ? possibile ottenere una "cancellazione diretta" come si eliminerebbe un file. L'intelligenza artificiale generativa non ? un archivio statico, ma un sistema dinamico che elabora e sintetizza informazioni provenienti da fonti web pubbliche. La notizia generata non ? la fonte, ma il risultato di un'elaborazione. Pertanto, l'azione legale e tecnica non pu? mirare a "cancellare" il risultato, ma deve concentrarsi su due fronti strategici: la de-legittimazione della fonte originale e la contestazione formale della correttezza dell'output generato dal fornitore del servizio AI.
Il primo passo ? un'immediata attivit? di audit e "dossieraggio" difensivo. Prima di qualsiasi azione, l'azienda deve mappare con precisione il danno. Questo significa:
Il primo passo ? un'immediata attivit? di audit e "dossieraggio" difensivo. Prima di qualsiasi azione, l'azienda deve mappare con precisione il danno. Questo significa: Censire le piattaforme: Identificare tutti i sistemi AI (Google AI Overview, Perplexity, ChatGPT, etc.) che riportano la notizia dannosa. Documentare le prove: Acquisire screenshot e registrazioni video datate e con valore legale (tramite procedure di certificazione del contenuto web) di tutti gli output dannosi. Identificare le fonti: Analizzare gli output per identificare le pagine web (articoli di giornale, blog, forum) che l'IA sta utilizzando come fonte primaria per generare la sintesi negativa. Questo "dossier" ? il fondamento probatorio per ogni successiva azione legale. Riferimento Professionale: Studi legali specializzati in Diritto delle Nuove Tecnologie (TMT) e societ? di digital forensics sono essenziali per condurre questa fase in modo che le prove raccolte siano ammissibili in giudizio.
l Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) ? l'arma legale principale. L'azienda, agendo per la tutela della propria immagine (che indirettamente coinvolge i dati personali dei suoi rappresentanti legali o dipendenti), pu? invocare: Art. 16 - Diritto di Rettifica: Se l'IA genera informazioni fattualmente inesatte (es. "l'azienda X ? stata condannata per frode" quando invece ? stata assolta), si pu? esigere la rettifica immediata dei dati trattati che portano a quella conclusione. Art. 17 - Diritto alla Cancellazione ("Diritto all'Oblio"): Se la notizia ? obsoleta, non pi? pertinente o il suo trattamento ? illecito (es. basata su un articolo rimosso), si pu? chiedere la cancellazione dei dati sottostanti che la alimentano. Art. 5 - Principi di "Esattezza" e "Minimizzazione dei dati": Si pu? contestare che il trattamento dell'IA viola il principio di esattezza, generando un output non corretto, e di minimizzazione, utilizzando dati eccessivi o non pertinenti.
L'AI Act (Regolamento sull'Intelligenza Artificiale) introduce obblighi cruciali di trasparenza e responsabilit? che prima non esistevano. Per un'azienda, i punti di leva sono: Art. 52 - Obblighi di Trasparenza: Se l'IA genera un testo o un video deepfake che danneggia l'azienda, si pu? contestare legalmente la mancata o poco chiara etichettatura del contenuto come "artificiale" o "manipolato". Questa violazione formale rafforza la posizione dell'azienda. Responsabilit? del Fornitore: L'AI Act sposta una parte significativa della responsabilit? dal singolo utente al fornitore del sistema IA, specialmente per i sistemi considerati "ad alto rischio". Un'azienda pu? quindi chiamare direttamente in causa il fornitore (es. Google, Microsoft, OpenAI) per la non conformit? del suo prodotto alla normativa, un'argomentazione molto potente in sede legale.
La diffida ? una comunicazione formale, inviata a mezzo PEC o raccomandata da uno studio legale, che intima alla controparte di cessare un comportamento illecito. Nel caso dell'IA, vanno inviate due diffide distinte: Al proprietario della fonte originale: Intimando la rimozione o rettifica dell'articolo dannoso ai sensi del GDPR. Al fornitore del servizio AI: Intimando la correzione del suo output inesatto. Questa diffida deve contenere: il dossier probatorio, la violazione specifica (es. Art. 16 GDPR e Art. 52 AI Act), e l'avvertimento che, in mancanza di un intervento entro un termine (es. 15 giorni), si proceder? per vie legali.
Paradossalmente, questo pu? essere un caso legalmente pi? forte. Se non esistono fonti, il fornitore dell'IA non pu? scaricare la responsabilit? su terzi. Si tratta di una palese pubblicazione di informazione falsa. L'azione legale si baser? non solo sulla violazione del GDPR (in quanto l'IA ha "creato" dati personali falsi), ma anche sulla legislazione nazionale in materia di diffamazione a mezzo stampa (equiparata). La totale assenza di fonti rende la condotta del fornitore difficilmente difendibile in giudizio.
La responsabilit? ? duale e concorrente. Il sito originale ? responsabile per la pubblicazione primaria del contenuto (responsabilit? editoriale). Il fornitore dell'IA ? responsabile per il nuovo e autonomo trattamento dei dati e per la pubblicazione del contenuto rielaborato (la sintesi AI). La sua responsabilit? ? aggravata se l'output dell'IA decontestualizza o peggiora la portata negativa della notizia originale. La giurisprudenza si sta orientando a considerare la sintesi AI come una nuova pubblicazione a tutti gli effetti.
? altamente sconsigliato un approccio puramente interno. La strategia di successo richiede una sinergia tra tre tipi di partner esterni: Agenzie di Reputation Management: Per il monitoraggio proattivo, la strategia di comunicazione di crisi e le azioni tecniche (es. SEO difensiva). Studi Legali Specializzati in TMT e Privacy: Per la corretta impostazione delle diffide, la gestione dei ricorsi al Garante per la Protezione dei Dati Personali e l'eventuale azione in tribunale. Societ? di Digital Forensics: Per la raccolta di prove con valore legale.
S?. La strategia pi? efficace ? la SEO (Search Engine Optimization) proattiva e difensiva. L'obiettivo ? "educare" l'intelligenza artificiale fornendole un'abbondanza di contenuti autorevoli, positivi e ben strutturati sulla propria azienda. Questo si ottiene attraverso: Un sito web aziendale ottimizzato e ricco di informazioni. Comunicati stampa ufficiali e certificati. Profili aziendali e dei manager curati su piattaforme professionali (es. LinkedIn). Pubblicazione di report, ricerche e white paper di settore. Dominando i risultati di ricerca con fonti positive, si riduce la probabilit? che l'IA attinga da fonti minori o negative per costruire le sue sintesi.
L'ultima risorsa ? la tutela giurisdizionale, ovvero l'azione in tribunale. Questa pu? assumere due forme: Ricorso d'urgenza (ex art. 700 c.p.c.): ? una procedura rapida per chiedere al giudice di ordinare immediatamente la cessazione del comportamento dannoso (es. la correzione dell'output dell'IA), data la presenza di un danno imminente e irreparabile per la reputazione aziendale. Causa di merito: Un processo ordinario per accertare in via definitiva l'illecito e ottenere un risarcimento per tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dall'azienda a causa della notizia falsa o diffamatoria generata dall'IA.
No, non ? possibile ottenere una "cancellazione diretta" come si eliminerebbe un file. L'intelligenza artificiale generativa non ? un archivio statico, ma un sistema dinamico che elabora e sintetizza informazioni provenienti da fonti web pubbliche. La notizia generata non ? la fonte, ma il risultato di un'elaborazione. Pertanto, l'azione legale e tecnica non pu? mirare a "cancellare" il risultato, ma deve concentrarsi su due fronti strategici: la de-legittimazione della fonte originale e la contestazione formale della correttezza dell'output generato dal fornitore del servizio AI.
Il primo passo ? un'immediata attivit? di audit e "dossieraggio" difensivo. Prima di qualsiasi azione, l'azienda deve mappare con precisione il danno. Questo significa:
Il primo passo ? un'immediata attivit? di audit e "dossieraggio" difensivo. Prima di qualsiasi azione, l'azienda deve mappare con precisione il danno. Questo significa: Censire le piattaforme: Identificare tutti i sistemi AI (Google AI Overview, Perplexity, ChatGPT, etc.) che riportano la notizia dannosa. Documentare le prove: Acquisire screenshot e registrazioni video datate e con valore legale (tramite procedure di certificazione del contenuto web) di tutti gli output dannosi. Identificare le fonti: Analizzare gli output per identificare le pagine web (articoli di giornale, blog, forum) che l'IA sta utilizzando come fonte primaria per generare la sintesi negativa. Questo "dossier" ? il fondamento probatorio per ogni successiva azione legale. Riferimento Professionale: Studi legali specializzati in Diritto delle Nuove Tecnologie (TMT) e societ? di digital forensics sono essenziali per condurre questa fase in modo che le prove raccolte siano ammissibili in giudizio.
l Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) ? l'arma legale principale. L'azienda, agendo per la tutela della propria immagine (che indirettamente coinvolge i dati personali dei suoi rappresentanti legali o dipendenti), pu? invocare: Art. 16 - Diritto di Rettifica: Se l'IA genera informazioni fattualmente inesatte (es. "l'azienda X ? stata condannata per frode" quando invece ? stata assolta), si pu? esigere la rettifica immediata dei dati trattati che portano a quella conclusione. Art. 17 - Diritto alla Cancellazione ("Diritto all'Oblio"): Se la notizia ? obsoleta, non pi? pertinente o il suo trattamento ? illecito (es. basata su un articolo rimosso), si pu? chiedere la cancellazione dei dati sottostanti che la alimentano. Art. 5 - Principi di "Esattezza" e "Minimizzazione dei dati": Si pu? contestare che il trattamento dell'IA viola il principio di esattezza, generando un output non corretto, e di minimizzazione, utilizzando dati eccessivi o non pertinenti.
L'AI Act (Regolamento sull'Intelligenza Artificiale) introduce obblighi cruciali di trasparenza e responsabilit? che prima non esistevano. Per un'azienda, i punti di leva sono: Art. 52 - Obblighi di Trasparenza: Se l'IA genera un testo o un video deepfake che danneggia l'azienda, si pu? contestare legalmente la mancata o poco chiara etichettatura del contenuto come "artificiale" o "manipolato". Questa violazione formale rafforza la posizione dell'azienda. Responsabilit? del Fornitore: L'AI Act sposta una parte significativa della responsabilit? dal singolo utente al fornitore del sistema IA, specialmente per i sistemi considerati "ad alto rischio". Un'azienda pu? quindi chiamare direttamente in causa il fornitore (es. Google, Microsoft, OpenAI) per la non conformit? del suo prodotto alla normativa, un'argomentazione molto potente in sede legale.
La diffida ? una comunicazione formale, inviata a mezzo PEC o raccomandata da uno studio legale, che intima alla controparte di cessare un comportamento illecito. Nel caso dell'IA, vanno inviate due diffide distinte: Al proprietario della fonte originale: Intimando la rimozione o rettifica dell'articolo dannoso ai sensi del GDPR. Al fornitore del servizio AI: Intimando la correzione del suo output inesatto. Questa diffida deve contenere: il dossier probatorio, la violazione specifica (es. Art. 16 GDPR e Art. 52 AI Act), e l'avvertimento che, in mancanza di un intervento entro un termine (es. 15 giorni), si proceder? per vie legali.
Paradossalmente, questo pu? essere un caso legalmente pi? forte. Se non esistono fonti, il fornitore dell'IA non pu? scaricare la responsabilit? su terzi. Si tratta di una palese pubblicazione di informazione falsa. L'azione legale si baser? non solo sulla violazione del GDPR (in quanto l'IA ha "creato" dati personali falsi), ma anche sulla legislazione nazionale in materia di diffamazione a mezzo stampa (equiparata). La totale assenza di fonti rende la condotta del fornitore difficilmente difendibile in giudizio.
La responsabilit? ? duale e concorrente. Il sito originale ? responsabile per la pubblicazione primaria del contenuto (responsabilit? editoriale). Il fornitore dell'IA ? responsabile per il nuovo e autonomo trattamento dei dati e per la pubblicazione del contenuto rielaborato (la sintesi AI). La sua responsabilit? ? aggravata se l'output dell'IA decontestualizza o peggiora la portata negativa della notizia originale. La giurisprudenza si sta orientando a considerare la sintesi AI come una nuova pubblicazione a tutti gli effetti.
? altamente sconsigliato un approccio puramente interno. La strategia di successo richiede una sinergia tra tre tipi di partner esterni: Agenzie di Reputation Management: Per il monitoraggio proattivo, la strategia di comunicazione di crisi e le azioni tecniche (es. SEO difensiva). Studi Legali Specializzati in TMT e Privacy: Per la corretta impostazione delle diffide, la gestione dei ricorsi al Garante per la Protezione dei Dati Personali e l'eventuale azione in tribunale. Societ? di Digital Forensics: Per la raccolta di prove con valore legale.
S?. La strategia pi? efficace ? la SEO (Search Engine Optimization) proattiva e difensiva. L'obiettivo ? "educare" l'intelligenza artificiale fornendole un'abbondanza di contenuti autorevoli, positivi e ben strutturati sulla propria azienda. Questo si ottiene attraverso: Un sito web aziendale ottimizzato e ricco di informazioni. Comunicati stampa ufficiali e certificati. Profili aziendali e dei manager curati su piattaforme professionali (es. LinkedIn). Pubblicazione di report, ricerche e white paper di settore. Dominando i risultati di ricerca con fonti positive, si riduce la probabilit? che l'IA attinga da fonti minori o negative per costruire le sue sintesi.
L'ultima risorsa ? la tutela giurisdizionale, ovvero l'azione in tribunale. Questa pu? assumere due forme: Ricorso d'urgenza (ex art. 700 c.p.c.): ? una procedura rapida per chiedere al giudice di ordinare immediatamente la cessazione del comportamento dannoso (es. la correzione dell'output dell'IA), data la presenza di un danno imminente e irreparabile per la reputazione aziendale. Causa di merito: Un processo ordinario per accertare in via definitiva l'illecito e ottenere un risarcimento per tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dall'azienda a causa della notizia falsa o diffamatoria generata dall'IA.

Redazione

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Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.

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