Roma è la più bella città del mondo.” Non è una frase fatta, ma un sentimento condiviso e radicato nell’immaginario collettivo. Non è sciovinismo, bensì una constatazione
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Le sue piazze maestose, i ristoranti carichi di memoria e di gusto, le chiese monumentali che conservano secoli di fede e bellezza, i teatri vivi, la dolcezza del clima, il mare a un passo, la pineta, i musei come templi del tempo. Roma è, senza alcun dubbio, la sintesi vivente di ciò che la civiltà umana ha saputo produrre. Eppure, c’è un paradosso.
Nonostante la sua grandezza storica e la sua attrattiva turistica inossidabile, il brand Roma – nel senso più tecnico e moderno del termine – non gode, a livello globale, del prestigio che ci si aspetterebbe. In molte classifiche internazionali Roma arranca. Nella percezione globale la sua identità sembra sfumata, appannata da stereotipi, problemi cronici e narrazioni obsolete. La sua potenza narrativa si è affievolita, il suo immaginario urbano è frammentato, incapace di generare una reputazione coerente e condivisa. E questo rappresenta una criticità che, oggi, diventa una vera e propria urgenza.
Nel XXI secolo le città competono come aziende: attraggono talenti, investimenti, eventi, progetti culturali, studenti, start-up, turisti. In questo scenario, il city branding è il principale strumento strategico per affermare il valore identitario e competitivo di una città. Roma deve abbandonare la rendita di posizione e investire sulla propria narrazione sistemica, consapevole, strutturata. Deve raccontarsi al mondo come una città contemporanea, orgogliosa delle proprie radici ma pienamente immersa nel presente. Il city branding è la leva per allineare immagine e identità, percezione esterna e valore interno.
L’identità competitiva di una città – ciò che la distingue e la rende unica – si costruisce con pazienza, rigore e coerenza. Non basta un logo, non basta uno slogan. Il city branding non è estetica, è strategia. È una visione di lungo periodo che deve coinvolgere istituzioni, cittadini, imprese, università, turisti, e soprattutto le nuove generazioni. È una governance del significato urbano, capace di sintetizzare la molteplicità delle anime romane in un racconto unitario e potente. Oggi, Roma non possiede una brand identity forte. Ma può e deve costruirla.
L’Amministrazione di Roma Capitale ha la responsabilità – e l’occasione storica – di guidare questo processo. Le prime esperienze di pianificazione strategica testimoniano una crescente consapevolezza. È fondamentale che il city branding diventi la base trasversale di tutti i piani settoriali: turismo, cultura, sostenibilità, mobilità, innovazione, rigenerazione urbana. Perché un’identità forte non nasce dal caso, ma da una visione sistemica. E il primo passo è costruire una strategia integrata, misurabile, aperta alla partecipazione collettiva.
Brandizzare una città come Roma significa affrontare una sfida straordinaria. Perché Roma è un universo, non una metropoli qualunque. È necessario dotarsi di una metodologia robusta: definizione dei valori fondanti, mappatura degli stakeholder, storytelling coerente, progettazione dei punti di contatto tra città e pubblico (touchpoint), monitoraggio della percezione, adattamento continuo. La metodologia della Total City Experience, evoluzione della Total Brand Experience, rappresenta la risposta più avanzata: coinvolge ogni dimensione dell’esperienza urbana, dal design dei servizi al tono della comunicazione, dalla qualità degli spazi pubblici alle dinamiche partecipative.
L’intervento sul brand Roma deve seguire una sequenza logica rigorosa:
Definizione dell’identità desiderata: quali sono i valori distintivi di Roma oggi? Quali quelli da trasmettere domani? Cosa significa essere “romani” per un cittadino globale?
Public involvement: nessuna marca vive senza comunità. Il coinvolgimento di cittadini, imprese, media, creativi, scuole, università deve essere autentico, capillare, continuo.
Briefing creativo per le forme della marca: una volta chiariti valori e visione, si può passare alla progettazione degli strumenti narrativi – logo, sito, eventi, media, prodotti editoriali, campagne internazionali. Tutto questo deve avvenire prima del “making”, ovvero della messa a terra delle iniziative. Prima la strategia, poi l’azione.
Per garantire efficacia e adattabilità, il progetto di city branding per Roma deve articolarsi in moduli indipendenti ma sinergici. Ogni modulo avrà un obiettivo specifico, un insieme di attività correlate e una tempistica propria. I principali ambiti operativi:
Coordinamento tecnico: garantire la governance del progetto e l’accesso alle migliori competenze.
Strategia del cambiamento: coinvolgere stakeholder chiave, comunicare le priorità, sostenere la transizione.
Implementazione della Total City Experience: progettare e armonizzare tutti i punti di contatto della città.
Progettazione creativa: definire i segni distintivi del brand (loghi, immagini guida, tone of voice, format).
Design dei processi e della struttura operativa: eventualmente ripensare l’organizzazione interna dell’amministrazione in funzione del nuovo posizionamento.
Formazione: costruire competenze interne per garantire la continuità del progetto nel tempo.
Roma non è una città qualsiasi. È la città. Ma nel mondo attuale, questo non basta. Serve un nuovo racconto, potente e credibile, all’altezza della sua storia e delle sue ambizioni. Un racconto fatto di visione, metodo, coinvolgimento, progettazione. Un racconto che sappia parlare a tutti, in tutte le lingue, in tutti i contesti. Non per promuovere un’immagine, ma per affermare una verità: Roma è la più bella città del mondo. E ora il mondo deve saperlo.
Redazione
Autore dell'articolo
Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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