La recente pubblicazione della classifica sulla qualità della vita elaborata dall'Università La Sapienza di Roma per Italia Oggi ha innescato una significativa crisi reputazionale per la provincia di Chieti, ponendola al 73° posto a livello nazionale e, soprattutto, all'ultimo gradino in Abruzzo.
Questo dato non solo genera discussioni a livello locale, ma espone la vulnerabilità della reputazione online e offline di un territorio quando si trova in balia di indicatori statistici contrastanti. L'elemento di maggiore impatto sulla percezione pubblica non è solo il posizionamento basso, ma la smentita clamorosa di quanto rilevato appena un mese prima dalla prestigiosa indagine del Sole 24 Ore, che aveva invece premiato Chieti come la migliore provincia abruzzese (64° posto nazionale). La discordanza tra il 73° e il 64° posto in così breve tempo crea un forte rumore di fondo che mina la credibilità di qualsiasi classifica e, di riflesso, l'affidabilità della reputazione stessa di Chieti.
La reputazione di una provincia, intesa come l'insieme delle percezioni e delle aspettative che stakeholders (residenti, investitori, turisti, istituzioni) hanno di essa, si basa sempre più su dati oggettivi e classifiche di performance. Quando due fonti autorevoli come Italia Oggi e Il Sole 24 Ore producono risultati antitetici, si verifica un fenomeno noto come volatilità reputazionale.
Il posizionamento finale di Chieti (73° posto) la pone dietro a tutte le altre province abruzzesi: L'Aquila (62°), Teramo (66°) e Pescara (69°). Questo ruolo di "fanalino di coda" regionale, aggravato dalla perdita di posizioni rispetto alle concorrenti interne (Teramo, ad esempio, scende di quattro posizioni ma rimane sopra Pescara), crea un'immagine di ritardo sistemico rispetto al resto della regione. Il danno reputazionale non è solo estetico, ma funzionale:
Impatto sugli Investimenti: Le aziende e i potenziali investitori utilizzano queste classifiche come benchmark per valutare la qualità dei servizi, il tenore di vita per i dipendenti e l'efficienza burocratica (indice "affari e lavoro"). Un 73° posto, soprattutto se in contrasto con dati precedenti positivi, genera incertezza e può scoraggiare l'attrazione di capitali.
Percezione del Talento: Per i giovani e i professionisti qualificati, una posizione bassa negli indici che misurano il disagio sociale e personale, i servizi finanziari e scolastici o il tempo libero rende la provincia meno attrattiva come destinazione di vita e lavoro, portando a fenomeni di "fuga dei cervelli" e impoverimento del capitale umano.
Credibilità Istituzionale: L'oscillazione dei dati mette in difficoltà gli amministratori locali. Se prima potevano celebrare il 64° posto come prova del successo delle loro politiche, ora devono giustificare un crollo al 73°. Questa incoerenza alimenta il cinismo pubblico e mina la fiducia nelle capacità di governance e nella gestione efficace delle risorse.
Nell'era digitale, una notizia come questa non resta confinata ai quotidiani cartacei; diventa immediatamente un elemento virale nel flusso reputazionale online. La notizia di Italia Oggi si scontra, amplificandosi, con il ricordo della notizia positiva del Sole 24 Ore.
Questo scontro genera una polarizzazione del contenuto sui social media e sui siti di informazione locale:
Narrativa Negativa: I detrattori e gli scettici si aggrappano al 73° posto come prova delle inefficienze storiche della provincia, alimentando un sentiment negativo e disfattista. Questo sentiment può influenzare i risultati dei motori di ricerca e i topic trend associati a "Chieti", rendendo più difficile la promozione di iniziative positive.
Narrativa Difensiva/Scettica: Gli amministratori, le associazioni di categoria e i sostenitori della provincia sono costretti a spendere energie nella difesa reputazionale, mettendo in discussione la metodologia di Italia Oggi piuttosto che promuovere i punti di forza reali del territorio. Il focus si sposta dalla promozione alla giustificazione.
La vera minaccia reputazionale non è il singolo numero (73° o 64°), ma la dimostrazione palese che "Dati che appaiono però poco efficaci se in meno di 30 giorni una classifica riesce a smentire del tutto un’altra analoga." Questa frase è di per sé un potente messaggio reputazionale che suggerisce l'instabilità o la manipolazione degli indici, danneggiando l'intera categoria delle classifiche di qualità della vita e, per estensione, la provincia stessa che è l'oggetto della contesa.
L'indagine di Italia Oggi ha tenuto conto di nove indici fondamentali, e la debolezza di Chieti in uno o più di questi settori è la vera radice del problema reputazionale:
Sebbene l'Abruzzo vanti una sanità di buon livello, un basso posizionamento complessivo suggerisce che la percezione dei servizi sanitari nella provincia di Chieti non regge il confronto con le concorrenti. La reputazione di una provincia come luogo in cui "si vive bene" è inseparabile dalla garanzia di un sistema sanitario efficiente.
Questo indice è vitale per la reputazione economica. Il 73° posto implica che Chieti fatica a creare opportunità di lavoro e affari in linea con le aspettative contemporanee. Un ranking basso in questo settore si traduce in una reputazione di "stagnazione economica", ostacolando l'attrazione di giovani start-up e professionisti.
Un indice sfavorevole in questo ambito intacca direttamente la percezione di sicurezza e coesione sociale. Questo elemento, insieme al disagio sociale e personale, è fondamentale per la reputazione di una provincia come destinazione residenziale e turistica.
La reputazione di Chieti subisce il confronto impietoso con le sue vicine abruzzesi. L'Aquila, prima (62°), beneficia probabilmente del forte boost negli affari e lavoro e nei servizi legati alla ricostruzione post-sisma e alla presenza di poli universitari e di ricerca. Pescara, pur scendendo, mantiene un'immagine di città costiera più dinamica per il tempo libero e gli affari. Il ruolo di fanalino di coda danneggia la narrazione di Chieti, relegandola a un ruolo secondario nella strategia di branding dell'Abruzzo nel suo complesso.
Per superare la crisi reputazionale innescata dalla classifica di Italia Oggi, Chieti non può semplicemente attendere la prossima indagine. Deve adottare una strategia proattiva di gestione della reputazione online e offline:
Trasparenza e Contro-Narrazione Data-Driven: Le istituzioni devono ammettere la volatilità dei dati, ma concentrarsi sugli indici specifici dove Chieti eccelle (secondo i dati interni o quelli di Il Sole 24 Ore). La risposta non deve essere negare il 73° posto, ma dimostrare, attraverso dati specifici e verificabili, i successi settoriali (es. qualità della vita nei piccoli centri, efficienza di un particolare servizio scolastico o sanitario).
Focus sul Branding Unico: Chieti deve distanziarsi dalla competizione diretta con Pescara (il dinamismo costiero) e L'Aquila (il polo istituzionale/ricostruttivo) rafforzando la sua identità unica, legata alla sua storia, alla sua dimensione a misura d'uomo e al suo ruolo di polo collinare-universitario. .
Engagement di Stakeholders: Coinvolgere attivamente la Camera di Commercio, l'Università e le associazioni locali per creare contenuti positivi e autentici che emergano nei motori di ricerca, contrastando il sentiment negativo. La reputazione digitale è costruita dal basso, non solo dalle istituzioni.
Investimenti Mirati: Identificare le aree di maggiore debolezza segnalate dalle classifiche (es. disagio sociale, servizi finanziari) e indirizzare investimenti pubblici e privati in tali settori, dimostrando con azioni concrete l'impegno a migliorare la qualità della vita, trasformando la critica in catalizzatore di sviluppo.
In conclusione, la classifica Italia Oggi ha esposto Chieti a un rischio reputazionale significativo, evidenziato dalla forte incoerenza con i dati precedenti. La chiave per la provincia non è sconfiggere statisticamente il 73° posto, ma costruire una narrazione reputazionale resiliente che superi le fluttuazioni dei ranking e si concentri sui suoi punti di forza unici per attrarre investimenti e residenti in un contesto di crescente competizione regionale e nazionale.
Cristian Nardi
Autore dell'articolo
Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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