Pescara 2025: Analisi Strategica di un Growth Hub nel Contesto Globale del City Branding
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Nel mondo contemporaneo le città non sono più semplicemente luoghi in cui vivere, ma veri e propri marchi in competizione. Londra, New York o Tokyo hanno già consolidato la loro immagine internazionale e, grazie a una reputazione costruita nel tempo, attraggono capitali, talenti e visitatori senza sforzi apparenti. Tuttavia, al di fuori di questi giganti globali, esistono realtà intermedie, dinamiche e in crescita, che si collocano in una fase di transizione: non sono metropoli planetarie, ma hanno tutte le carte in regola per diventare poli di riferimento nel loro contesto regionale e, con la giusta strategia, conquistare anche una fetta di attenzione a livello internazionale. È in questo scenario che si inserisce Pescara, città dell’Adriatico che sempre più viene percepita come un “Growth Hub”, cioè un polo di crescita con impatto significativo sul territorio circostante ma ancora con margini enormi di riconoscibilità globale.
Il “Brand Finance Global City Index 2024” fornisce una griglia di analisi utile per comprendere come viene percepita una città e quali siano i fattori determinanti per il suo successo. La classificazione in archetipi urbani, tra cui Metropoli Globali, Capitali del Patrimonio e Growth Hubs, consente di collocare Pescara in una categoria precisa: quella dei centri che hanno un potenziale latente, basato su vivibilità, accessibilità economica e dinamismo imprenditoriale, ma che soffrono di un deficit di familiarità internazionale. In altre parole, una città di cui molti fuori dai confini italiani non sanno quasi nulla, ma che ha gli ingredienti per costruire una reputazione forte e credibile.
Guardando alla storia recente, è chiaro come Pescara non possa giocare la carta del patrimonio millenario, tipico di Roma o Atene. Gran parte della città è stata ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale e la sua identità non si lega a monumenti antichi, ma al dinamismo contemporaneo. Porto, aeroporto, rete autostradale e posizione geografica la rendono un punto di snodo tra l’Italia centrale e l’altra sponda dell’Adriatico. Il suo brand si costruisce non sulle vestigia del passato, ma sulla capacità di offrire qualità della vita, opportunità di business e un ambiente accogliente e sostenibile.
Un’analisi dei pilastri fondamentali del city branding aiuta a delineare con chiarezza i punti di forza e di debolezza. Sul fronte business e investimenti, Pescara si presenta come il motore economico dell’Abruzzo, con una fitta rete di piccole e medie imprese che animano il tessuto produttivo. La sua posizione logistica la rende naturalmente predisposta a ospitare flussi commerciali, eppure la percezione esterna non è ancora quella di un hub internazionale. La mancanza di grandi multinazionali insediate in città limita la capacità di attrarre investitori stranieri e riduce l’effetto volano che questi attori potrebbero generare. La burocrazia, inoltre, viene percepita come ostacolo, un problema diffuso in Italia ma che pesa anche su centri emergenti come Pescara.
Sul piano della vivibilità, invece, la città brilla. Pescara offre un equilibrio raro tra lavoro e tempo libero. Clima mite, mare a pochi passi dal centro, un lungomare attrezzato, la vicinanza di parchi nazionali: tutto contribuisce a una qualità della vita elevata e a costi nettamente inferiori rispetto alle metropoli italiane. In un contesto di inflazione globale, questo diventa un vantaggio competitivo enorme. Non è un caso che Pescara possa candidarsi a meta privilegiata per nomadi digitali e professionisti alla ricerca di un luogo dove coniugare produttività e benessere personale. Le criticità, in questo caso, riguardano la percezione della sicurezza e l’efficienza del trasporto pubblico, ancora lontana dagli standard di città come Zurigo o Copenaghen.
Per quanto riguarda cultura e patrimonio, Pescara non può offrire Colossei o cattedrali medievali, ma ha saputo costruire un’identità culturale alternativa, legata a figure come Gabriele D’Annunzio ed Ennio Flaiano e a eventi di rilievo come il Pescara Jazz, uno dei più longevi festival jazz d’Europa. La vita notturna e l’offerta enogastronomica contribuiscono a rafforzare un’immagine giovane e contemporanea, appetibile soprattutto per i turisti europei. Tuttavia, manca un landmark iconico, un simbolo architettonico o culturale capace di imprimersi nell’immaginario globale come accade per l’Opera House di Sydney o per la Torre Eiffel di Parigi.
Sul fronte dei valori e delle persone, Pescara gioca una carta molto potente: la cordialità e l’apertura della popolazione locale. Le città di mare hanno storicamente sviluppato una cultura accogliente, favorita dal commercio e dagli scambi. Questa attitudine all’ospitalità è una risorsa intangibile, ma di grande valore per chi sceglie di visitare o trasferirsi. Il limite, rispetto a metropoli come Londra, è la minore esposizione a un multiculturalismo diffuso, che può rappresentare una barriera percepita per talenti internazionali.
Il pilastro della sostenibilità e dei trasporti evidenzia una situazione intermedia. Da un lato Pescara può vantare una rete di piste ciclabili in espansione e la suggestiva Ciclovia Adriatica, dall’altro la dipendenza dall’auto privata genera traffico e limita la percezione di efficienza. Gli investimenti in politiche ambientali sono presenti, ma non ancora centrali al punto da definire la brand identity della città, come avviene invece a Zurigo o Ginevra.
La governance, altro pilastro chiave, è influenzata dal contesto nazionale italiano: trasparenza, burocrazia e percezione della corruzione sono variabili che incidono in modo determinante sulla capacità di attrarre investitori. Qui la sfida è complessa e di lungo periodo: migliorare l’efficienza amministrativa e costruire un’immagine di affidabilità è fondamentale per scalare posizioni nella competizione globale.
Infine, istruzione e scienza. Pescara ospita un importante polo universitario, con facoltà attrattive come Architettura, Economia e Lingue. La presenza di giovani anima la città e contribuisce a renderla vivace. Tuttavia, l’università non ha ancora un riconoscimento internazionale paragonabile a istituzioni di fama mondiale. L’ecosistema dell’innovazione è in crescita, ma resta embrionale se confrontato con realtà consolidate come Singapore o Toronto.
A partire da questa fotografia, le raccomandazioni strategiche per costruire il brand Pescara al 2030 appaiono chiare. La priorità assoluta è aumentare la familiarità. Pescara deve raccontarsi con una narrazione distintiva, capace di posizionarla come “Città Adriatica del Benessere e del Dinamismo”. Non il passato, ma lo stile di vita contemporaneo deve essere al centro della comunicazione. Campagne digitali mirate, partnership con influencer nel settore travel e lifestyle, politiche di accoglienza per turisti e lavoratori internazionali: tutto concorre a superare il deficit di notorietà.
Parallelamente, è cruciale capitalizzare sulla vivibilità. Città come Zurigo hanno attratto remote workers costruendo pacchetti di servizi su misura. Pescara può replicare quel modello, puntando su spazi di coworking, connettività garantita, semplificazione burocratica e network di supporto. La competitività in questo campo non si gioca tanto su grandi grattacieli, ma sulla capacità di offrire qualità della vita a costi accessibili.
Per rafforzare il pilastro economico, la città deve creare un vero e proprio Distretto dell’Innovazione Adriatica, incentrato su settori come blue economy, design e tecnologia applicata al turismo. Incentivi fiscali mirati, sportelli unici per gli investitori e una burocrazia semplificata diventano strumenti indispensabili per attrarre capitali e start-up. L’obiettivo non è trasformarsi in Dubai, ma costruire un hub credibile e coerente con la vocazione territoriale.
Sul piano culturale, invece, serve un simbolo. Un landmark contemporaneo, che sia museo, ponte o struttura innovativa, capace di identificare Pescara nell’immaginario globale. I social media vivono di immagini riconoscibili: creare un’icona architettonica diventerebbe una leva potente per rafforzare la visibilità della città.
In conclusione, l’analisi del brand Pescara mostra un profilo in piena evoluzione. La città incarna l’essenza del Growth Hub: centro regionale dinamico, con eccellente qualità della vita e base economica solida, ma ancora con scarsa notorietà globale. La sfida non è diventare Londra o Parigi, ma la migliore versione di sé stessa: un polo del Mediterraneo in cui innovazione, benessere e autenticità si intrecciano. La traiettoria è tracciata, ora servono visione politica, strategie coerenti e una narrazione capace di trasformare il potenziale latente in reputazione consolidata.
Pescara può ambire a essere non la copia di qualcun altro, ma un modello originale: una città moderna, accessibile, vivibile e attrattiva, in grado di affermarsi come Growth Hub riconosciuto nel panorama europeo. Se saprà valorizzare i suoi punti di forza e colmare i suoi gap, entro il 2030 potrà sedersi al tavolo delle città che contano, offrendo un brand unico e irresistibile a cittadini, turisti e investitori.
Redazione
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Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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Sindaco Masci Carlo