Eliminare informazioni personali da google, ci sono agenzie specializzate per la cancellazione, diversamente puoi avvalerti del diritto oblio google,
Condividi la tua esperienza
Recensione onesta e rispettosa: aiuti chi sta scegliendo dove vivere.
Grazie! Le recensioni aiutano la community a capire meglio i quartieri.
L'avvento e la capillare diffusione dell'intelligenza artificiale (IA) hanno trasfigurato radicalmente le modalità di accesso, elaborazione e diffusione dell'informazione. I motori di ricerca, potenziati da algoritmi di machine learning, e i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), come le IA generative, non sono più meri archivi passivi, ma veri e propri curatori attivi della realtà digitale. Essi indicizzano, aggregano, sintetizzano e, in alcuni casi, creano ex novo contenuti, erigendosi a principali artefici della percezione pubblica e della reputazione di persone fisiche e giuridiche.
In questo ecosistema iper-connesso, la "permanenza digitale" di una notizia negativa – sia essa obsoleta, inaccurata, decontestualizzata o semplicemente pregiudizievole – assume contorni critici. Una singola informazione, cristallizzata nel tempo, può perpetuare un danno reputazionale, economico e personale indefinito. Se in passato la memoria collettiva tendeva a sbiadire, oggi la memoria algoritmica dell'IA è pressoché infallibile e onnipresente.
La presente analisi si prefigge di esplorare, con rigore giuridico, gli strumenti di tutela a disposizione del soggetto (l' "interessato", secondo la terminologia del GDPR) che intenda ottenere la rimozione, la deindicizzazione o la rettifica di notizie negative trattate da sistemi di intelligenza artificiale. Verranno esaminati i pilastri normativi, con un'enfasi sul Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), per poi analizzare le sfide specifiche poste dalle diverse incarnazioni dell'IA: dai tradizionali motori di ricerca alle più recenti IA generative. Infine, si delineerà un percorso procedurale concreto, dall'istanza stragiudiziale al ricorso giurisdizionale, per la difesa effettiva del diritto alla propria identità digitale.
La difesa dalla permanenza di notizie lesive non nasce nel vuoto, ma si innesta su un solido impianto giuridico, primariamente di matrice europea, che ha progressivamente riconosciuto la necessità di bilanciare la libertà di informazione con la tutela dei diritti fondamentali della persona.
Il Diritto alla Cancellazione (Art. 17 GDPR): Il "Diritto all'Oblio"
L'architrave del sistema di tutela è rappresentato dall'articolo 17 del GDPR, comunemente noto come "diritto all'oblio". Questa disposizione normativa non è un'invenzione ex nihilo del legislatore del 2016, ma la codificazione e l'evoluzione di un principio già affermato dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea nella celebre sentenza Google Spain del 2014 (C-131/12). Tale pronuncia stabilì che un motore di ricerca, in qualità di "titolare del trattamento" di dati personali, può essere obbligato a rimuovere dai risultati di ricerca (deindicizzare) link a pagine web contenenti informazioni personali, qualora queste risultino, con il passare del tempo, inadeguate, non più pertinenti o eccessive rispetto alle finalità per le quali erano state raccolte, e sempre che non sussistano ragioni preponderanti di interesse pubblico alla loro conoscenza.
L'articolo 17 del GDPR struttura questo diritto, prevedendo che l'interessato possa ottenere la cancellazione dei propri dati personali in circostanze specifiche, tra cui:
I dati non sono più necessari rispetto alle finalità originarie del trattamento.
L'interessato revoca il consenso su cui si basava il trattamento.
Il trattamento è avvenuto in modo illecito.
L'interessato si oppone legittimamente al trattamento ai sensi dell'art. 21 GDPR.
Il cuore della questione risiede nel delicato esercizio di bilanciamento. Il diritto all'oblio non è assoluto. L'articolo 17, paragrafo 3, elenca le eccezioni, le quali includono la necessità di salvaguardare la libertà di espressione e di informazione, l'adempimento di un obbligo legale, l'interesse pubblico nel settore della sanità, o fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica.
La valutazione è casistica e deve ponderare una pluralità di fattori: la natura dell'informazione, il suo grado di sensibilità, il tempo trascorso dalla pubblicazione, il ruolo pubblico o meno dell'interessato, l'accuratezza dei fatti riportati e l'interesse attuale del pubblico a reperire quella specifica notizia. Una notizia di cronaca giudiziaria relativa a un cittadino privato, conclusasi con un'assoluzione anni addietro, avrà un peso diverso rispetto a una notizia riguardante la condanna per un reato finanziario di un politico in carica.
La Distinzione Cruciale: Cancellazione vs. Deindicizzazione
È fondamentale, sul piano operativo, distinguere tra la richiesta di cancellazione del contenuto dalla fonte originaria (ad esempio, l'articolo sul sito web del giornale) e la richiesta di deindicizzazione (la rimozione del link dai risultati del motore di ricerca). La prima è spesso più ardua, in quanto chiama in causa direttamente il diritto di cronaca e l'archivio storico della testata giornalistica, tutelati dalla legge. La deindicizzazione, invece, non elimina la notizia dalla fonte, ma ne limita drasticamente la visibilità e l'accessibilità, impedendo che essa appaia prominentemente a seguito di una ricerca basata sul nome e cognome dell'interessato. Per la maggior parte dei casi di pregiudizio reputazionale, la deindicizzazione rappresenta l'obiettivo più realistico ed efficace.
La Normativa Nazionale a Corredo: Diffamazione e Danno alla Persona
Parallelamente al GDPR, l'ordinamento italiano offre tutele attraverso altri istituti. Qualora la notizia negativa sia non solo obsoleta o inopportuna, ma anche oggettivamente falsa e lesiva dell'altrui reputazione, si sconfina nell'illecito. In tal caso, si possono invocare rimedi civilistici e penalistici. L'articolo 595 del Codice Penale sanziona il delitto di diffamazione, mentre l'articolo 2043 del Codice Civile fonda l'azione di risarcimento del danno per fatto illecito. In questi contesti, la richiesta non si limita alla rimozione, ma può estendersi alla rettifica, alla pubblicazione della sentenza e al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti. Questa via, tuttavia, richiede la prova della falsità del fatto narrato, un onere probatorio non richiesto per l'esercizio del diritto all'oblio, che può applicarsi anche a notizie veritiere.
L'applicazione dei principi giuridici consolidati deve confrontarsi con le specificità tecnologiche dell'intelligenza artificiale, che agisce in modi profondamente diversi rispetto agli archivi digitali tradizionali, ponendo interrogativi inediti sulla catena delle responsabilità.
L'IA nei Motori di Ricerca: Amplificazione e Contestualizzazione
I moderni motori di ricerca sono sistemi IA complessi. Non si limitano a indicizzare, ma classificano, personalizzano e presentano i risultati in formati evoluti come i "featured snippet" o le sezioni "People also ask". Questi elementi, generati algoritmicamente, possono estrapolare una frase negativa da un lungo articolo e presentarla come una sintesi oggettiva, amplificandone enormemente l'impatto. In questo scenario, il titolare del trattamento rimane l'operatore del motore di ricerca (es. Google, Microsoft). Le istanze di deindicizzazione devono essere indirizzate a loro, argomentando non solo sulla base dei criteri classici del diritto all'oblio, ma anche evidenziando come la specifica modalità di presentazione dell'IA generi un pregiudizio sproporzionato. Ad esempio, la presentazione di una vecchia accusa in un box di riepilogo, senza menzionare la successiva assoluzione contenuta nello stesso articolo, costituisce un trattamento di dati inesatto e fuorviante, in palese violazione dell'art. 5 GDPR (principio di esattezza).
L'IA Generativa (LLM): Il Problema della "Scatola Nera"
La sfida più complessa è posta dalle IA generative (es. ChatGPT, Gemini, Claude). Questi sistemi non si limitano a linkare informazioni esistenti, ma le "ingeriscono" durante la fase di addestramento (training) e le utilizzano per generare risposte testuali nuove e originali in linguaggio naturale. Qui, i problemi si moltiplicano:
Identificazione del Titolare del Trattamento: Chi è il responsabile legale? Il developer che ha creato e addestrato il modello (es. OpenAI)? L'azienda che lo integra nel proprio servizio? La questione è dibattuta. Le autorità garanti europee, tra cui il Garante italiano, tendono a configurare una responsabilità in capo al soggetto che fornisce il servizio all'utente finale, in quanto determina le finalità e i mezzi del trattamento dei dati personali, sia quelli inseriti come prompt dall'utente, sia quelli generati come output.
Il Fenomeno delle "Allucinazioni": Gli LLM possono generare informazioni false, ma verosimili, combinando in modo errato dati provenienti da fonti diverse. Possono "inventare" condanne penali, affiliazioni professionali inesistenti o dettagli privati diffamatori, creando una notizia negativa che non è mai esistita. In questo caso, non si tratta di deindicizzare una fonte, ma di obbligare il titolare a rettificare (Art. 16 GDPR) o cancellare (Art. 17 GDPR) un dato inesatto generato dal proprio sistema. La prova del pregiudizio è evidente, ma l'intervento tecnico per prevenire il ripetersi dell'errore è complesso.
Il "Rigurgito" di Dati di Addestramento: Un LLM può occasionalmente riprodurre verbatim (o quasi) porzioni dei dati su cui è stato addestrato. Se questi dati includono una vecchia notizia negativa, l'IA agisce come un nuovo "editore", ripubblicando e dando nuova vita a un'informazione che avrebbe dovuto cadere nell'oblio. Questo costituisce un nuovo trattamento di dati personali che deve avere una base giuridica valida (Art. 6 GDPR), la quale è spesso assente o difficilmente dimostrabile.
Richiedere la "cancellazione" di un'informazione dalla "memoria" di un LLM non è come cancellare un file da un database. Può richiedere interventi tecnici sofisticati, come il re-training parziale del modello o l'implementazione di filtri a livello di output, con costi significativi. Tuttavia, la complessità tecnica non può costituire una giustificazione per la violazione dei diritti fondamentali sanciti dal GDPR.
La Questione a Monte: I Dati di Addestramento (Training Data)
Il vero nodo gordiano risiede nella legalità della raccolta massiva di dati (web scraping) per addestrare i modelli. Miliardi di pagine web, incluse notizie di cronaca, articoli di blog e post sui social media, vengono scaricate e processate senza il consenso esplicito degli interessati per questa specifica finalità. I developer di IA invocano la base giuridica del "legittimo interesse" (Art. 6(1)(f) GDPR), ma diverse autorità di controllo hanno sollevato dubbi sulla validità di tale approccio, sostenendo che l'interesse commerciale allo sviluppo di un modello non può prevalere, in via generale, sui diritti e le libertà fondamentali di milioni di individui i cui dati vengono utilizzati. La battaglia legale su questo fronte è ancora agli inizi e le sue conclusioni potrebbero ridisegnare l'intero settore dell'IA generativa.
Un soggetto che si ritenga danneggiato dalla persistenza di una notizia negativa in un sistema di IA deve seguire un percorso strategico e graduale.
3.1. Fase Stragiudiziale: L'Istanza al Titolare del Trattamento
Il primo passo, obbligatorio, è l'invio di una formale istanza (preferibilmente tramite Posta Elettronica Certificata o raccomandata A/R per avere prova della ricezione) al titolare del trattamento.
Step 1: Identificazione del Titolare. Per un motore di ricerca, è la società che lo gestisce (es. Google Ireland Ltd per l'Europa). Per un'IA generativa, è la società che offre il servizio. L'informativa sulla privacy del servizio è il primo luogo dove cercare queste informazioni.
Step 2: Redazione dell'Istanza. L'istanza deve essere redatta con precisione e completezza. Deve contenere:
I dati identificativi dell'istante e, se presente, del suo legale.
Una descrizione chiara e inequivocabile del dato personale oggetto della richiesta. Per i motori di ricerca, l'elenco completo degli URL da deindicizzare. Per un'IA generativa, il prompt che ha generato l'informazione lesiva e la trascrizione esatta della risposta.
Il fondamento giuridico della richiesta: richiamo esplicito all'art. 17 (diritto alla cancellazione) e/o art. 16 (diritto di rettifica) e art. 21 (diritto di opposizione) del GDPR.
Una motivazione dettagliata che illustri le ragioni della richiesta, argomentando sul bilanciamento degli interessi. È cruciale spiegare perché, nel caso specifico, il diritto alla privacy e alla reputazione dell'interessato debba prevalere sull'interesse del pubblico all'informazione (es. notevole lasso di tempo trascorso, natura non pubblica della vicenda, successivi sviluppi che rendono la notizia fuorviante, ecc.).
L'intimazione a provvedere entro il termine di un mese, come previsto dall'art. 12, paragrafo 3, del GDPR.
3.2. Il Reclamo all'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP)
In caso di mancata risposta entro un mese, o di risposta negativa o insoddisfacente, l'interessato può presentare un reclamo formale al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Il reclamo è uno strumento amministrativo, gratuito, che avvia un'istruttoria da parte dell'Autorità. Il Garante ha poteri ispettivi, ingiuntivi e sanzionatori. Può ordinare al titolare di soddisfare la richiesta dell'interessato e comminare sanzioni amministrative pecuniarie che possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato mondiale annuo dell'impresa.
3.3. L'Azione Giudiziaria: La Tutela in Tribunale
Come ultima risorsa, o in parallelo al reclamo, è possibile adire l'autorità giudiziaria ordinaria.
Ricorso d'Urgenza (ex art. 700 c.p.c.): Qualora il pregiudizio sia grave e imminente, è possibile avviare un procedimento cautelare d'urgenza per ottenere un ordine del giudice in tempi brevi. È necessario dimostrare il fumus boni iuris (la verosimiglianza del diritto vantato) e il periculum in mora (il rischio che, nel tempo necessario a un giudizio ordinario, il danno diventi irreparabile).
Azione di Merito: Un giudizio ordinario mira a ottenere un accertamento pieno del diritto e, soprattutto, a richiedere il risarcimento di tutti i danni subiti a causa dell'illecito trattamento dei dati. L'onere della prova grava sull'attore, che dovrà dimostrare la condotta del titolare, il danno subito e il nesso di causalità tra i due.
La tutela della reputazione digitale nell'era dell'intelligenza artificiale è un campo giuridico dinamico, dove la normativa, pur solida nei suoi principi fondamentali grazie al GDPR, è costantemente messa alla prova dall'incessante evoluzione tecnologica. L'applicazione del diritto all'oblio e del diritto alla rettifica ai sistemi di IA generativa è ancora in fase di assestamento, e le prime decisioni delle autorità garanti e dei tribunali stanno iniziando a tracciare un sentiero.
Il futuro vedrà probabilmente un'ulteriore stratificazione normativa, con l'entrata in vigore dell'AI Act europeo, che imporrà nuovi obblighi di trasparenza, governance dei dati e valutazione del rischio per i sistemi di IA, specialmente quelli ad alto rischio. Questi nuovi obblighi potrebbero indirettamente rafforzare la posizione degli interessati, rendendo più agevole l'identificazione delle responsabilità e l'esercizio dei propri diritti.
In definitiva, la difesa dall'eco persistente delle notizie negative richiede un approccio proattivo, informato e strategico. Non si tratta più solo di negoziare con un editore o un motore di ricerca, ma di dialogare, e se necessario confliggere, con algoritmi complessi e con i loro creatori. È una battaglia per l'autodeterminazione informativa, una componente essenziale della dignità umana in una società in cui l'identità è, sempre più, un costrutto di dati.
Redazione
Autore dell'articolo
Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
Nessun commento ancora.
Sindaco Gualtieri Roberto
Come Cancellare Notizie negative e Informazioni personali sul nuovo motore di ricerca Google AI Mode