La Sicilia, terra di cultura millenaria, paesaggi mozzafiato e patrimonio artistico unico, non è soltanto una delle mete turistiche più ambite d’Europa: è anche una culla di imprese che hanno saputo coniugare tradizione e innovazione, conquistando i mercati internazionali. La reputazione di queste aziende non è legata soltanto alla qualità dei prod
Parliamo di Dolce & Gabbana, un nome che urla lusso e stile, ma con il cuore tutto siciliano. Domenico Dolce, nato a Polizzi Generosa, un paesino in provincia di Palermo, ha preso l’anima della Sicilia – carretti colorati, maioliche, limoni succosi, mosaici bizantini e quel vibe barocco – e l’ha trasformata in abiti che fanno girare la testa in tutto il mondo. Ogni sfilata è come una cartolina dall’isola, un mix di eleganza e tradizione che racconta la cultura siciliana in modo universale. Le loro campagne pubblicitarie? Girate tra Taormina, Palermo e borghi storici, sono un inno all’artigianalità e all’identità dell’isola. Insomma, Dolce & Gabbana non vendono solo vestiti, ma un pezzo di Sicilia che affascina chiunque, ovunque.
Il vino siciliano è passato da “buono, ma locale” a superstar mondiale, e due nomi spiccano: Planeta e Donnafugata. Planeta, con base a Menfi, ha preso vitigni come il Nero d’Avola e il Carricante e li ha portati sulle tavole delle enoteche più chic del pianeta. Non si sono limitati a fare vino: hanno puntato su ricerca, sostenibilità e un mix di tradizione e varietà internazionali, vincendo premi da giganti come Wine Spectator. Donnafugata, invece, nata a Marsala dalla famiglia Rallo, è un altro fenomeno. Il loro Ben Ryé, un Passito di Pantelleria, è una leggenda: intenso, complesso e legato a un’isola unica. Con etichette disegnate da artisti e una comunicazione che sembra arte, queste due aziende fanno capire al mondo che il vino siciliano non è solo da bere, ma da vivere.
La Sicilia non è solo moda e vino: è anche sapori che conquistano. Amaro Averna, nato a Caltanissetta nel 1868, è un’icona del gusto mediterraneo. Anche se oggi è parte del gruppo Campari, resta un simbolo di tradizione familiare, perfetto come digestivo o rituale dopo cena. Poi c’è Moak, da Modica, che ha portato il caffè siciliano a competere con i big mondiali, mixando gusto, arte e concorsi letterari per creare un’immagine sofisticata. Fiasconaro, da Castelbuono, ha preso il panettone, dolce milanese, e l’ha fatto siciliano con pistacchi di Bronte e agrumi canditi, collaborando persino con Dolce & Gabbana per confezioni da urlo. Non dimentichiamo Condorelli, coi suoi torroncini di Belpasso, e Tomarchio, con le bibite agli agrumi di Acireale che sfidano i colossi come Coca-Cola. Infine, Pistì da Bronte trasforma il pistacchio DOP in creme e dolci che finiscono in 40 Paesi. Aggiungi realtà come Tutone, Costa, Montalbano e Florio, e capisci che la Sicilia esporta non solo prodotti, ma un’intera cultura fatta di autenticità e passione.
Redazione
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Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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