Nel vasto e competitivo panorama del branding globale, l'esempio di "I Love NY" rappresenta un titano indiscusso. Quella semplice e sentita dichiarazione, concepita negli anni '70, non si limitò a incentivare il turismo; rimodellò la narrazione di una città percepita come aspra e pericolosa, trasformandola in un luogo di affetto e orgoglio
Diede a milioni di persone un modo per articolare il loro legame con New York, trasformando un luogo in un sentimento riconosciuto a livello mondiale. Lontano dalle trafficate avenue di Manhattan, nella quiete delle fertili pianure dell'Emilia-Romagna, il piccolo comune di Calendasco sta intraprendendo un viaggio simile, sebbene su una scala profondamente diversa. Armato di un logo di nuova concezione e di un rinnovato spirito di comunità, questo municipio sulle rive del fiume Po sta lanciando la sua ambiziosa iniziativa di "city branding", una potente testimonianza dell'idea che l'orgoglio per il proprio luogo d'origine non sia dominio esclusivo delle grandi metropoli.
La forza motrice di questa rinascita culturale e civica è il sindaco di Calendasco, Filippo Zangrandi. La sua motivazione nasce da una frustrazione ben nota agli amministratori di piccoli centri in tutta Italia e non solo: vedere la propria comunità percepita come una mera nota a piè di pagina su una mappa, un luogo associato alla quieta malinconia del declino, spesso liquidato come "brutto, spento e senza vita". Questa percezione, sovente interiorizzata dagli stessi residenti, può creare una profezia di stagnazione che si autoavvera. Zangrandi ha immaginato un futuro diverso, in cui le correnti profonde e spesso invisibili della storia e dell'identità locale potessero essere portate in superficie e celebrate. La soluzione non era solo una questione di politiche o infrastrutture, ma un simbolo: un richiamo visivo che potesse incapsulare l'essenza dell'essere "calendaschese".
Così è nato il nuovo logo del paese. Più che una semplice grafica, è un ricco arazzo di tradizioni e geografia locale, meticolosamente studiato per essere tanto evocativo quanto profondamente significativo. La base del logo è un concetto unico e poetico: un pentagramma, il rigo musicale a cinque linee. Questa scelta è un capolavoro di simbolismo. Le linee parallele rappresentano simultaneamente la vasta e piatta distesa della Pianura Padana, che ha plasmato l'agricoltura e lo stile di vita della regione, e il flusso dolce e costante del fiume Po, linfa vitale della comunità. Su questo "spartito" di terra e acqua sono poste le "note" chiave dell'identità di Calendasco, creando una melodia visiva della sua storia.
Tra questi simboli, il più prominente è l'imponente silhouette del Castello di Calendasco. Questa maestosa fortezza in mattoni, che da secoli si erge come una sentinella vicino al fiume, è il cuore storico del paese. La sua vicenda è un microcosmo del turbolento passato della regione. Documentato per la prima volta nel XII secolo come possedimento del Vescovo di Piacenza, il castello fu una roccaforte strategica, ambita e contesa da potenti famiglie come gli Arcelli, i Confalonieri e i Visconti. Fu distrutto e ricostruito, un baluardo resiliente contro le maree dei conflitti. Nel XX secolo passò in mani pubbliche e, come molti monumenti storici, affrontò un periodo di degrado. Oggi, oggetto di un importante restauro, il castello viene reimmaginato non solo come una reliquia del passato, ma come un centro vibrante per il futuro della comunità, un luogo per eventi culturali e un simbolo di appartenenza collettiva. Inserendolo nel logo, il paese si riappropria di questo potente emblema di resilienza e tenacia.
Un altro elemento cruciale raffigurato è quello dei pellegrini. Si tratta di un riferimento diretto a uno degli aspetti più significativi del patrimonio di Calendasco: la sua posizione sulla Via Francigena, l'antico percorso di pellegrinaggio che collegava Canterbury a Roma. Nell'anno 990, Sigerico il Serio, Arcivescovo di Canterbury, documentò il suo viaggio per ricevere il pallio dal Papa, e il suo diario elenca meticolosamente Calendasco come tappa fondamentale. Qui, in un punto noto come Transitus Padi o "Guado di Sigerico", i pellegrini di tutta Europa affrontavano la formidabile sfida di attraversare il fiume Po. Questo passaggio non era un mero ostacolo logistico; era un profondo momento di transizione, una porta d'accesso dalle pianure lombarde al cuore dell'Emilia, nell'ultimo tratto verso la città eterna. Per secoli, Calendasco è stato un luogo di passaggio, di ospitalità, di fede e cultura condivisa. L'inclusione dei pellegrini nel logo onora questa eredità, posizionando il paese non come un borgo isolato, ma come uno storico crocevia di importanza europea, un luogo di accoglienza e di cammino.
Redazione
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Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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